Formato: Formato Kindle
Lunghezza stampa: 298
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
Genere: Romance
Link acquisto:Giusto per chi?
Prezzo e-book: 0.99
Alessia Di Maria nata nel 1992 a Palermo. Studia
Architettura presso la Scuola politecnica dell’Università degli Studi di
Palermo. È Coredattrice del magazine online Tratto Rosa e membro attivo
dell’associazione culturale bagherese Parru Cu’ Tia. Ha pubblicato due
romanzi di formazione: “E se…” e “Giusto per chi?” ed è la
Caporedattrice del magazine Parru Cu’ Tia Magazine, legato all’omonima
associazione.
Ha partecipato come attrice a quattro spettacoli teatrali.
Atena vive una lotta instancabile contro il mondo che la giudica e tenta di
cambiarla. In fuga da un rapporto mendace e complesso con una madre che
l'ha costretta sin dalla tenera età alle sue posizioni e alle sue scelte, si
trasferisce a Concaura con Greta, la sua compagna di vita a quattro zampe. In
questa nuova città investita da un vento incessante, si troverà costretta in
rapporti umani che incrineranno la sua visione del mondo. Tra le persone che
irromperanno nella sua vita, due uomini, Orlando e Claudio, si faranno
manifesto della lotta interiore che si anima nel cuore di Atena. Una corazza
come difesa che però, su di lei, pesa come un macigno.
"Si arrogavano tutti il diritto di stabilire cosa fosse vero, falso, giusto o
sbagliato. Ma non facevo forse anch'io la stessa cosa?"
cambiarla. In fuga da un rapporto mendace e complesso con una madre che
l'ha costretta sin dalla tenera età alle sue posizioni e alle sue scelte, si
trasferisce a Concaura con Greta, la sua compagna di vita a quattro zampe. In
questa nuova città investita da un vento incessante, si troverà costretta in
rapporti umani che incrineranno la sua visione del mondo. Tra le persone che
irromperanno nella sua vita, due uomini, Orlando e Claudio, si faranno
manifesto della lotta interiore che si anima nel cuore di Atena. Una corazza
come difesa che però, su di lei, pesa come un macigno.
"Si arrogavano tutti il diritto di stabilire cosa fosse vero, falso, giusto o
sbagliato. Ma non facevo forse anch'io la stessa cosa?"
Sono una blogger esigentissima. Questo mi porta spesso, a rifiutare le
recensioni a libri che considero non all’altezza di determinati standard
qualitativi. Nulla di straordinario. Seguo i canoni classici dove struttura,coerenza
del genere con la trama, leggerezza dello stile, attendibilità e significato
identificano la bellezza secondo l’idea di un equilibrio armonico.
E spesso qualcosa manca. Specie nei rosa che sono considerati livelli
leggeri nonostante parlino di emozioni importanti e delicate, di concetti che
sono stati osannati da ogni grande filosofo e che Sant’Agostino considerava
parte di verità universali che travalicano i tempi. Assurdo pensare come per
noi, amore,bellezza, magia, dolore e armonia siano semplicemente faccende da
gossip.
Ecco che, nel marasma di lavori più o meno accettabili, destreggiandosi
tra veri orrori prodotti dalla mente umana ( purtroppo le donne scrittrici sono
in maggior parte traditrici delle conquiste femministe) emergono piccoli ma indispensabili
gioielli. Come quello scritto da Alessia di Maria e io non faccio sconti. Seppur
con correttezza e buon gusto, le mie critiche vengono donate laddove possano
trovare una loro utilità nell’indicare, non la giusta via ( non ho pretese
messianiche) ma una via aggraziata e quantomeno responsabile. Ecco Alessia, a
te non posso donare nessuna critica. Il tuo lavoro va esaltato e portato come
esempio a tutte coloro che pensano, erroneamente, che per scrivere un buon romanzo
e un romanzo vendibile, debba essere ignorato non solo il buon gusto, ma la
profondità del significato e la realtà dei personaggi. Non cadere in questo
errore, continua a scavare nell’animo portando alla luce bellezza e orrore
perché a volte, e tu lo hai dimostrato con il racconto di Atena, è una porta da
cui si può accedere a uno splendido giardino incantato. Atena è il simbolo
dell’anaffettività creata dall’ambiente malsano. Un caso classico, uno
psicologo direbbe "da manuale", in cui c’è un impossibilità oggettiva di
instaurare veri rapporti umani. Quello che noi apprendiamo dalla famiglia
nell’infanzia è di importanza cruciale per un sano sviluppo sociale e
soprattutto umano. Se mancano le basi di
una corretta affettività si rischia di diventare autistici all’amore. E questo
non comporta soltanto la solitudine ma una sorta di baratro che diversifica noi
dall’altro.
La persona anaffettiva è più fragile di chi apre se stessa al mondo e al contatto umano, perché semplicemente si preclude la possibilità di vedersi allo specchio, riflessa nell’altro. L’altro, ci definisce in virtù della diversità . Per essere noi stessi dobbiamo essere altro e possiamo essere altro solo se possiamo avere termini di confronto E la Di Maria lo spiega perfettamente con penna agguerrita tratteggiando ogni psicosi e ogni ossessione di chi è ingabbiato da muri invisibili ma potenti. Atena lo sa. Atena è consapevole di essere “distorta” e si difende rivendicando la sua distorsione come un grido di libertà dai conformismi che le hanno legato l’anima in passato. Atena ha voglia di vivere e di essere libera e questa voglia la dimostra perché ha scelto un mestiere che necessita di quel contatto umano a cui non è abituata e che teme perché sconosciuto. Non ha fatto questa scelta per protesta, cosi come si racconta, ma per salvare quel pezzo di umanità dentro di sè. L’amore, in senso largo e non solo relativo verso un uomo, è qualcosa che dà calore, che dona emozioni e bellezza e noi, lo ripeto, abbiamo uno struggente bisogno di bellezza. La malattia mentale, perché quella di Atena è una malattia, è guaribile soltanto da quella scintilla di volontà di cui forse non siamo consapevoli ma che Atena tiene viva abbracciando un cane, gustandosi la corsa, la fatica e immergendosi nel dolore, che ci sporca ma ci consente di non inaridirci. Senza quegli input Atena non potrebbe mai incontrare il suo salvatore, non amerebbe la stupenda bastardina Greta, non lavorerebbe con il dolore. Esisterebbe rinchiusa in un folle paese delle meraviglie ghignante fino a languire.
La persona anaffettiva è più fragile di chi apre se stessa al mondo e al contatto umano, perché semplicemente si preclude la possibilità di vedersi allo specchio, riflessa nell’altro. L’altro, ci definisce in virtù della diversità . Per essere noi stessi dobbiamo essere altro e possiamo essere altro solo se possiamo avere termini di confronto E la Di Maria lo spiega perfettamente con penna agguerrita tratteggiando ogni psicosi e ogni ossessione di chi è ingabbiato da muri invisibili ma potenti. Atena lo sa. Atena è consapevole di essere “distorta” e si difende rivendicando la sua distorsione come un grido di libertà dai conformismi che le hanno legato l’anima in passato. Atena ha voglia di vivere e di essere libera e questa voglia la dimostra perché ha scelto un mestiere che necessita di quel contatto umano a cui non è abituata e che teme perché sconosciuto. Non ha fatto questa scelta per protesta, cosi come si racconta, ma per salvare quel pezzo di umanità dentro di sè. L’amore, in senso largo e non solo relativo verso un uomo, è qualcosa che dà calore, che dona emozioni e bellezza e noi, lo ripeto, abbiamo uno struggente bisogno di bellezza. La malattia mentale, perché quella di Atena è una malattia, è guaribile soltanto da quella scintilla di volontà di cui forse non siamo consapevoli ma che Atena tiene viva abbracciando un cane, gustandosi la corsa, la fatica e immergendosi nel dolore, che ci sporca ma ci consente di non inaridirci. Senza quegli input Atena non potrebbe mai incontrare il suo salvatore, non amerebbe la stupenda bastardina Greta, non lavorerebbe con il dolore. Esisterebbe rinchiusa in un folle paese delle meraviglie ghignante fino a languire.
Quello che ho letto è un racconto perfetto ma non romantico di una
realtà che ci è vicina e che temiamo. Non è edulcorato, non è dai toni sommessi
né eccessivamente dipinto di rosa. E’ vita, una vita che in Atena lotta per non
morire ma che sa, che conosce la possibilità dell’altra strada quella che porta
al rifiuto del camminare, che si rinchiude in se stessa e si dissolve
nell’oblio come racconta splendidamente con queste parole:
“Non mi salverete mai. Io ci proverò ancora e
ancora e
ancora. . Potete leggere tutti i libri che
volete ma non potrete mai
capire cosa c'è qui dentro. Indicava le sue
tempie e bussava su di
esse con forza che se avesse potuto avrebbe
scavato con le sue
mani ed estirpato tutto. In quei momenti,
quando tutto sembra
complicarsi e spariscono le soluzioni, quando
si amplifica tutto quel
che di sbagliato c'è in me e nella mia vita, in
quei brevi momenti io
DESIDERO morire. Gran bel mestiere il vostro. .
distruggere i sogni
di noi poveri pazzi”
Non mi soffermerò sullo stile ( per quanto sia semplice e complesso dal
linguaggio forte ma aggraziato) perché per me Alessia va osannata per il
coraggio di creare un romanzo diverso, intenso e che alla chiusura ti lascia
dentro un’emozione, una sensazione che cambia per sempre la tua anima. In
questo caso Alessia non ci interessano i refusi, né la sintassi (ineccepibile)
ci interessa quanto c’è di raro nelle tue pagine. Tanto. C’è un universo
intero. C’è finalmente e lo dico con forza una profondità che non in tutti i
libri di emergenti ho letto,. Troppo prese da se stesse per poterci donare un
po’ di se. Tu invece, concentrata sul lettore riesci a parlarci, a sedurlo e
affascinarlo. Per me vai premiata a pieni voti. Brava.
Alessandra De Micheli









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